Eclipse (Shen x Xue)

Wuxia - bl

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    Delle volte capita che io venga presa da brutti deliri, e durante il tragitto da lavoro a casa, alla fine ho pensato di trascriverli alla meglio. Il risultato è questa sorta di pseudo fanfiction melensa nella sua angstitudine (?).
    I personaggi citati sono Shen Yue e Xue Shaoran.


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    La lama della sua spada si era ritrovata inesorabilmente a raschiare la terra quando era finito, senza neppure dandoci tanto peso, a ridurre quelle iniziali aspettative di fuga, andando invece a creare il luogo adatto dove poter allestire il prossimo e imminente scontro.
    Contingentò il suo respiro a ogni passo, lasciando che ogni goccia di sangue scivolasse via dalla lama, lentamente a intercettare il terreno sabbioso in piccoli boccioli scarlatti che segnavano spudoratamente il suo percorso. Giunto a quel punto non era neppure così ben chiaro a chi appartenesse tutto quel sangue di cui persino i suoi abiti ne erano intrisi. Se vi erano stati o no degli altri innocenti a soccombere per sua mano ormai non avrebbe avuto più importanza. A malapena percepì la loro identità dai volti, ma era ben consapevole che tra di essi c'era sicuramente stata anche la tanto adorata sposa del capo Xue.
    Proseguì lento fin nelle profondità del suo oscuro rifugio ormai vuoto, trascinando la spada come fosse un peso ingombrante a solcare l'arido terreno. Una sorta di processione funebre per il suo cuore ormai morto, anche se sotto quelle traballanti e fioche luci ancorate sulle pareti, pareva addirittura sorridere.
    Non aveva niente, non più. Al suo fianco non vi erano più gli scorpioni, né tantomeno il suo amato shidi. Dopo la sua morte non gli importava più di cosa sarebbe rimasto della sua anima corrotta.
    Il suo passo si arrestò quando infine lo avvertì dinnanzi a se, come una crudele sposa in attesa sull'altare del suo fututo marito. E allora dondolò la testa di lato con fare sconfitto, prima di sollevare quello sguardo vacuo a voler intercettare il furente calore degli occhi di Xue Shaoran. Per mano dell'infausto fato non avrebbe avuto neppure lui a scaldargli quel cuore avvelenato che si ritrovava. Sbuffò dietro un sorriso. Non poteva biasimare il risultato di quella contorta trama, non più oramai. Quello non fu dopotutto il frutto della sua sterile semina?
    Le loro spade si sollevarono fino a incrociarsi. Il silenzio lasciò che furono i loro sguardi solo a parlare, crudelmente, talmente intensamente da potersi strappare l'anima a vicenda fino alle viscere. Dopotutto avevano già sprecato fin troppe parole, e nessuno dei due pareva voler vivere. Erano lì per distruggersi a vicenda.
    Un sibilo, impercettibile ma capace di increspare l'aria immobile che li circondava, diede inizio alla loro mortale danza. Nessun colpo veniva deviato, seppure lo stridio delle loro spade che cozzavano a fregarsi tra loro pareva metodicamente voler segnare dei brevi momenti di tregua, laddove era solo il loro fiato sporco di sangue a intrecciarsi.
    No. Non ancora. Un ennesima stoccata li spinse a tagliarsi il fianco a vicenda, finendo per superarsi a darsi entrambe le spalle. Non ancora, non era ancora arrivato un colpo mortale.
    I loro respiri riempivano il silenzio nell'eco di quella grotta. Immobili si erano lasciati a darsi le spalle, con le lame delle loro spade ancorate nella sabbia a lasciarsi sgocciolare. No. Non era ancora arrivato. Ma ora non c'era più tempo per rimandare.
    Il cuore si chiuse in un unico e lungo battito. Trascinò la spada fino a volgergli nuovamente lo sguardo, lentamente come il suo respiro appesantito ma costante, e dai suoi occhi bastò a comprendere che fosse giunta la fine.
    E fu più semplice di quel che ci si potesse immaginare. Ferro che si faceva largo nelle loro carni, spietatamente in un solo battito di ciglia. Più veloce persino del loro singolo insulso pensiero.
    Delle ampie chiazze di sangue si formarono inevitabilmente ai loro piedi, allargandosi lentamente mentre le loro spade cozzarono pesantemente sul terreno, a intrecciarsi in una x che somigliava vagamente più che altro a una croce. Allo stesso tempo anche loro finirono per crollare sotto il peso dell'imminente morte.

    "Duibuqi."

    Un suono rotto, insipido, interrotto da un fiotto di sangue che gli salì dalla gola a inondargli senza sosta la bocca. Uno stupido mi dispiace che nessuno avrebbe mai sentito, ne tantomeno accolto. Inutilmente Shen Yue andò a cercare di sorreggere il peso del corpo di Xue Shaoran tra le proprie braccia, finendo invece inevitabilmente a cozzare sul freddo terreno assieme a colui che amava ma che si era ritrovato a essere suo nemico. Il dolore del vuoto lo travolse mentre l'ultima cosa che gli fu concessa di vedere era proprio il suo volto.

    "Se non fossi stato lo yuxie...
    Mi avresti mai amato?"



    -Un anima come la sua poteva essere soltanto destinata a dover pagare i suoi peccati attraverso l'inferno, magari a friggere nell'olio bollente per l'eternità. Non si aspettava alcuna redenzione dalle divinità, e nessun rancore ormai poteva ancora ancorarlo lì su quella terra come demone o fantasma errante.
    Non si sarebbe mai aspettato difatti che gli sarebbe stata concessa la possibilità di rinascere. Avrebbe ricevuto la possibilità di dimenticare i rancori, di abbandonare il peso estenuante dei suoi dolori, di sciogliere ogni nodo coi suoi perduti legami. Ma ai piedi del ponte dell'oblio non riuscì ugualmente a voler abbandonare tutto ciò, e giunto a proseguire rifiutò la zuppa della dea Meng Po.
    Quali fossero stati i pesi della sua anima peccatrice ricolma di cicatrici, non voleva dimenticare un singolo nome. Xue Shaoran. Qualsiasi sarebbe stato il suo prossimo destino, avrebbe voluto rincontrarlo.
    Vita dopo vita lo avrebbe cercato. Ma il fato era sempre stato crudele nei suoi confronti. Aveva sprecato sei vite, ma mai in una di esse era più riuscito a ritrovarlo.
    L'ostinazione era forse una vacua speranza che come acido corrodeva l'anima fino a consumarla nuovamente nel dolore dimenticato, perché forse Xue Shaoran era altrove, perché forse avrebbe voluto soltanto evitarlo anche se fosse stato benedetto dall'oblio della dea Meng Po.
    Ma in realtà Shen Yue ignorava che si fossero nuovamente già incontrati e uccisi a vicenda per altre due vite, senza neppure accorgersene.
    Furono un ragno e una falena velenosa, e la falena finì per morire divorata dal ragno, anche se portò alla morte anche quest'ultimo, avvelenandolo con le sue carni.
    E furono anche un gatto e una volpe. Sì erano dilaniati le carni a vicenda così in profondità, che finirono anch'essi per spirare l'uno accanto all'altro. Distruggersi a vicenda pareva fosse il loro destino in casi come quelli.
    E forse mai sarebbe cambiato quel crudele gioco con le loro vite.
    Era il ventunesimo secolo nel suo ultimo giro, e il fato oltre a dargli lo stesso nome e lo stesso volto, pareva avergli concesso simpaticamente la stessa squallida vita. Era nuovamente un orfano e un essere sporco di sangue.
    La notte troneggiava maggiormente in quel cielo privo di luce. Divorata da quelle artificiali della città, pareva una tela nera senza espressione alcuna.
    Shen Yue rimase a fissare vacuamente quell' oscurità mentre la sigaretta tra le sue labbra si consumava indisturbata senza ricevere alcuna attenzione. Nella sua mente si sovrapposero egoisticamente quei flebili e delicati ricordi dei pochissimi attimi di spensieratezza trascorsi con Shaoran. Allora le stelle brillavano di più quasi quanto il sole, allora persino il liquore pareva possedere un sapore più dolce.
    Aveva ritrovato Xue Shaoran dopo secoli sprecati in reincarnazioni colme di vuoto. Erano nuovamente stati segnati a tornare con lo stesso nome e lo stesso aspetto, e per quanto gli riguardava era persino l'ultima possibilità che aveva per tentare di averlo. Eppure...
    Sospirò tristemente anche se abbozzava un sorriso, mentre si portò la sigaretta consunta tra le dita per andarla a spegnere, e lo sguardo si piegò a osservare quell'ultimo file che gli era stato inviato via mail. Eppure gli era stato appena ordinato di ucciderlo.
    Quando non rimaneva più nessuno, si finiva per artigliare le acerbe unghie al primo mostro che era capace di promettere qualcosa di assai simile a una vita dignitosa, ma la vita che aveva ottenuto ora era qualcosa di assai peggiore a quella dell'infido scorpione che fu nella sua prima vita. Non vi era il nobile senso della vendetta a sporcarlo questa volta. Il sangue sulle sue mani non aveva alcun significato, se non quello dell'obbedienza all'uomo che gli aveva dato uno scopo. Era semplicemente squallido.
    Shajiyi era nuovamente tra le sue mani, un dono che gli fu concesso al pari di un capriccio, dopo averla rivista durante una battuta d'asta illegale nel suo diciottesimo compleanno. Non possedeva più la sua energia, ma fu quella che decise di portarsi dietro con un sinistro tintinnio, quando infine scese per le strade verso il luogo indicato.
    Alla fine ciò che doveva essere un silenzioso pedinamento, parve invece divenire un macabro appuntamento. Qualcosa che nei ricordi era addirittura assai simile al loro ultimo scontro, alla fine della grotta. Le ombre vagavano spettrali sulle mura intonacate di quel vicolo, mentre il lampione sfarfallava traballante la sue luce fioca. Lui era lì e pareva essere stato in sua attesa come allora.
    Aveva sollevato lentamente la spada in sua direzione, eppure i suoi occhi rimasero a reggere quelli di Shen Yue senza aver mostrato minimamente alcun segno di turbamento. Ma quando decise di aprire il palmo, abbandonando la presa sulla sua arma, che incontrò bruscamente l'asfalto con uno sinistro rimbombo metallico, fu allora che notò la sua espressione mutare.
    Non lo avrebbe fatto, non così, non ora, non nuovamente. Non gli importarono quali sarebbero state le conseguenze di tale decisione. Il suo braccio scivolò lentamente a scendere lungo il suo fianco mentre schiuse le labbra senza inizialmente emettere alcun suono. Eppure alla fine lo fece, sfacciatamente.

    "Xue Shaoran. Ho atteso la tua risposta da secoli..."

    Fu quasi simile a un sibilo, un lamento dell'anima che pareva sapere di polvere e muffa. Di ossa frantumate dal tempo e di sangue secco in gola. Ma dagli occhi del ragazzo che si era ritrovato nuovamente dinnanzi, aveva percepito che ancora ricordava, che anche lui non aveva bevuto la zuppa dell'oblio, forse anche solo per poter tornare a maledirlo nelle prossime vite, pur se Shen Yue era rimasto ancorato unicamente a quei rari frammenti di spensieratezza trascorsi assieme.

    "Allora mi avresti amato... se non fossi stato la cuspide degli scorpioni?"



    Edited by Nemhesys - 22/4/2021, 00:26
     
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